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giovanni
Romani 7
10 - Ed io trovai che il comandamento, che è a vita, esso mi tornava a morte.
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1 - IGNORATE voi, fratelli perciocchè io parlo a persone che hanno conoscenza della legge, che la legge signoreggia l’uomo per tutto il tempo ch’egli è in vita?
2 - Poichè la donna maritata è, per la legge, obbligata al marito, mentre egli vive; ma, se il marito muore, ella è sciolta dalla legge del marito.
3 - Perciò, mentre vive il marito, ella sarà chiamata adultera, se divien moglie di un altro marito; ma, quando il marito è morto, ella è liberata da quella legge; talchè non è adultera, se divien moglie di un altro marito.
4 - Così adunque, fratelli miei, ancora voi siete divenuti morti alla legge, per lo corpo di Cristo, per essere ad un altro, che è risuscitato da’ morti, acciocchè noi fruttifichiamo a Dio.
5 - Perciocchè, mentre eravam nella carne, le passioni de’ peccati, le quali erano mosse per la legge, operavano nelle nostre membra, per fruttificare alla morte.
6 - Ma ora siamo sciolti della legge, essendo morti a quello, nel quale eravam ritenuti; talchè serviamo in novità di spirito, e non in vecchiezza di lettera.
7 - Che diremo adunque? che la legge sia peccato? Così non sia; anzi, io non avrei conosciuto il peccato, se non per la legge; perciocchè io non avrei conosciuta la concupiscenza, se la legge non dicesse: Non concupire.
8 - Ma il peccato, presa occasione per questo comandamento, ha operata in me ogni concupiscenza.
9 - Perciocchè, senza la legge, il peccato è morto. E tempo fu, che io, senza la legge, era vivente; ma, essendo venuto il comandamento, il peccato rivisse, ed io morii.
10 - Ed io trovai che il comandamento, che è a vita, esso mi tornava a morte.
11 - Perciocchè il peccato, presa occasione per lo comandamento, m’ingannò, e per quello mi uccise.
12 - Talchè, ben è la legge santa, e il comandamento santo, e giusto, e buono.
13 - Mi è dunque ciò che è buono divenuto morte? Così non sia; anzi il peccato mi è divenuto morte, acciocchè apparisse esser peccato, operandomi la morte per quello che è buono; affinchè, per lo comandamento, il peccato sia reso estremamente peccante.
14 - Perciocchè noi sappiamo che la legge è spirituale; ma io son carnale, venduto ad esser sottoposto al peccato.
15 - Poichè io non riconosco ciò che io opero; perciocchè, non ciò che io voglio quello fo, ma, ciò che io odio quello fo.
16 - Ora, se ciò che io non voglio, quello pur fo, io acconsento alla legge ch’ella è buona.
17 - Ed ora non più io opero quello, anzi l’opera il peccato che abita in me.
18 - Perciocchè io so che in me, cioè nella mia carne, non abita alcun bene; poichè ben è in me il volere, ma di compiere il bene, io non ne trovo il modo.
19 - Perciocchè, il bene che io voglio, io nol fo; ma il male che io non voglio, quello fo.
20 - Ora, se ciò che io non voglio quello fo, non più io opero quello, anzi l’opera il peccato che abita in me.
21 - Io mi trovo adunque sotto questa legge: che volendo fare il bene, il male è presso a me.
22 - Perciocchè io mi diletto nella legge di Dio, secondo l’uomo di dentro.
23 - Ma io veggo un’altra legge nelle mie membra, che combatte contro alla legge della mia mente, e mi trae in cattività sotto alla legge del peccato, che è nelle mie membra.
24 - Misero me uomo! chi mi trarrà di questo corpo di morte?
25 - Io rendo grazie a Dio, per Gesù Cristo, nostro Signore. Io stesso adunque, con la mente, servo alla legge di Dio; ma, con la carne, alla legge del peccato.
Romani 7:10
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Ed io trovai che il comandamento, che è a vita, esso mi tornava a morte.
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